Andiamo ora ad affrontare il secondo concetto che sta alla base della Naturopatia: curare la causa e non il sintomo.

Ma : COS’E’ IL SINTOMO?. Siamo convinti che si debba chiarire bene questo concetto, perché l’approccio che avremo verso le persone in patologia o in disequilibrio sarà influenzato in maniera significativa da come risponderemo a questa domanda.
Secondo noi il sintomo è un messaggio che il “corpo” invia alla Coscienza per informarla di una situazione di disagio e sarà tanto più fastidioso quanto più grande sarà il disequilibrio.

IL SINTOMO NON E’ IL NOSTRO NEMICO, BENSI’ IL NOSTRO ALLEATO !

Comprendo benissimo il possibile e giustificatissimo risentimento verso questa affermazione da parte di tutte le persone che soffrono. Il fatto che il sintomo possa essere anche molto doloroso e quindi che sia spesso necessario ridurlo, non significa che comunque esso risulti nostro nemico. Il suo scopo rimane quello di farci capire che qualcosa non va e deve essere sistemata. Certo, se è particolarmente fastidioso va ridotto, ma contemporaneamente va anche interpretato. Non abbiamo nulla contro i trattamenti sintomatici, il problema nasce quando ci si ferma a quelli. Il sintomo è come la spia nella macchina: quando si accende significa che c’è un guasto da qualche parte. Si può togliere la lampadina, ma il guasto rimane e se non lo si ripara la macchina rischia di fermarsi. IL SINTOMO DEVE ESSERE SPIACEVOLE! perché deve spingere a modificare la situazione. Una sintomatologia piacevole indurrebbe a mantenere lo stato delle cose: si fugge dal dolore e non dal piacere.

Lo ripeto ancora : QUANDO UNA PERSONA SOFFRE DEVE ESSERE AIUTATA ED IL SUO DOLORE RIDOTTO. Ma fermarsi qui vuol dire mantenere una condizione di disequilibrio che può essere molto pericolosa. L’organismo in queste condizioni cerca comunque di mantenere la sua funzionalità utilizzando strutture sostitutive per fare il lavoro che non fanno i distretti in difficoltà. Se ciò avviene per periodi brevi l’organismo ritrova la sua fisiologia e tutto si risolve, ma se la condizione di disequilibrio non viene risolta gli organi vicarianti sono sottoposti ad un superlavoro che con il tempo usura gli organi stessi sottoponendoli a disagi e patologie e costringendo l’organismo ad una compensazione ancora più complessa e difficile da riequilibrare. E’ un processo che tende a peggiorare e che è alla base di molti disturbi cronici che diventano molto difficili da risolvere in quanto le strutture da riequilibrare sono molteplici ed interconnesse. Il riequilibrio complessivo delle funzioni richiede cura ed attenzione perché alcune condizioni, pur essendo non fisiologiche, servono a compensare altri mal funzionamenti. Fino a quando non saranno rimosse le cause che li hanno generati cercare di curare i problemi può essere inutile se non addirittura dannoso.
Inoltre, se permangono nel “corpo” alcune cause ancora attive, queste tenderanno a produrre nuovi disequilibri e di conseguenza nuove sintomatologie contribuendo a costruire una situazione sempre più complessa e difficile da ridurre.

C’è un’altra considerazione sui sintomi che riteniamo opportuno fare a questo punto della trattazione. IL SINTOMO FA PARTE DEL TERRITORIO, I NOSTRI STRUMENTI DI INDAGINE SONO PARTE DELLA MAPPA. Come abbiamo già evidenziato la mappa non è il territorio. Il perché di questa affermazione amena ed apparentemente sconnessa dal contesto è da ricercare in tutti quei casi nei quali ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale la persona soffre, ma tutti gli esami risultano negativi. Spesso, in questi casi, la risposta del terapeuta è che il paziente è sano e che la patologia è immaginaria. Ma se la persona soffre, IL PROBLEMA C’E’, e non è giusto e neppure deontologicamente corretto liquidare il problema come fosse una fantasia del paziente. Il sintomo è territorio, è REALTA’. Il nostro modo di interpretarlo è una mappa, non è reale. E’ il SINTOMO che guida la nostra azione di indagine, ed il nostro modo di interpretarlo deve adattarsi alla situazione oggettiva, non il contrario. Non si può adattare la realtà all’interpretazione che noi ne diamo, gli elementi che escono dal quadro devono stimolarci a migliorare il nostro schema interpretativo, non possiamo escluderli solo perché non siamo in grado di spiegarli. Rimane comunque compito del terapeuta comprendere il messaggio che il sintomo rappresenta e se davvero la causa è da ricercare nell’area psichica, indirizzare l’azione terapeutica di conseguenza. Il compito del terapeuta che segue il nostro metodo rimane quello di riportare in equilibrio il sistema qualunque sia la causa del disequilibrio. Se il sintomo persiste, se la persona che si rivolge a noi ancora soffre, il lavoro del terapeuta DI RIEQUILIBRIO ENERGETICO E FUNZIONALE non è ancora finito!